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E fu così che 2 anni fa esatti, alle 6 del mattino te ne andasti da questo mondo terreno, da quello che almeno noi conosciamo.
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Eri stanco... eri provato padre... e quel giorno fu quasi un sollievo sapere che avevi finito di soffrire... che forse da qualche parte potevi muovere di nuovo tutti gli arti del tuo corpo.
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Il problema è che da quel giorno, da quando è finita la tua odissea per uno stano gioco del destino è iniziata la mia, da quel giorno.
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Sono 2 anni che tu non ci sei più e sono 2 anni che la mia anima vaga per mondi che non sapevo esistere e io a fatica cerco di starle dietro.
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Stanotte alle 2 giravo per Torino, bevevo un cuba libre, il cielo era pieno di stelle, l'aria fresca e profumata, il po' rifletteva le luci e allora ti ho pensato. Ho voluto immaginare che se è vero che siamo atomi di energia, infinitesimali, allora tu potevi essere in quell'aria, in quell'acqua, in quel coca&rum.
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Potevi guardarmi, sentirmi, avvolgermi nel mio vagabondare zingaro, nel mio essere come non sono mai stato, nel mio esagerare, in quella cosa che ogni tanto mi prende e mi opprime il petto e mi blocca il respiro. Tu eri li e non giudicavi, stavi li è basta. Non ero nè un bravo figlio, nè un cattivo figlio, non ero un pazzo, non ero un vagabondo: ero un figlio da amare e basta.
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Quel 13 luglio del 2005 accompagnando mamma in ospedale ho sentito che le cose non erano più come prima... anche il rapporto con mamma non era più lo stesso, adesso cercavo la madre.
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Quel giorno finiva il tuo viaggio ed in qualche modo ne iniziava uno mio, la vita incominciava a propormi ostacoli, fossi, sorprese e per la prima volta tutto questo succedeva senza avere più il tuo appiglio, senza più il tuo appoggio morale.
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Dovevo camminare da solo con le mie gambe.
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Non mi ero mai ribellato a te, non ti avevo mai contraddetto, era tale la tua statura morale, era talmente razionale il tuo pensare, che io non potevo neanche immaginare di andarti "contro", di esternare la mia diversità rispetto a te.
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Forse sbagliai.
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E forse questo mio modo di ribellarmi, di vivere che ho ora è un po' riprendere quel discorso, è cercare una mia strada, un mio modo di essere, trovare un'autostima per quello che sono, con i miei difetti e le mie qualità e soprattutto con il mio essere diverso da te.
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Io facevo le cose d'impulso, tu valutavi e pesavi tutto... io piangevo, tu non piangevi mai... io ero fragile, tu eri la roccia...
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... poi la malattia mi ha fatto scoprire un padre che non conoscevo, un padre che avevo sempre voluto e che forse non ero riuscito a trovare, un padre sentimentale, un padre che si commuoveva, un padre che piangeva...
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