30 maggio 2007

Come queste nubi

COME QUESTE NUBI


Sono come queste nubi che passano in cielo
Non sono mai fermo
Mi sposto e cambio forma
Giorno e notte ancora di continuo

Nero e bianco
Inzuppato d’acqua o leggero
Sempre in balia d’un vento
Che mi porta mi trascina mi gira

Non so più cos’è nel mio stomaco
Tanti corpi sfiorati e violati
Parole e mani ad accarezzare orecchie e seni
Passioni d’ombelico ma il profumo amore
Si confonde non si libera nell’aria

Non ho occhi a cui donare i miei occhi
Ma mi cullo in un ritardo che dovrebbe devastarmi
Mi gongolo in una paternità ipotetica
Di una vita in cui sfuggono il capo e la coda

Eppure mi si ferma il pensiero
Si tuffa nel sangue scorrendo nel corpo
E con viso ebete ed incosciente
Mi immagino a cullare
Tra queste mani non troppo grandi
Un pargolo con la guancia appoggiata alla sua

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24 maggio 2007

Separazione

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Ecco come la nostra società organizza un funerale a 20 anni di vita coniugale: una firma davanti ad un giudice dopo aver letto gli “accordi”.

Eppure il mio cuore non si adatta a queste regole. Soffro, sto male, poi mi decido e ti guardo.

Sono stato con te 20 anni della mia vita ed a 36 anni praticamente è tutta la vita adulta.

Tu sei li, sembri una statua, fredda, gelida, sicura… forse semplicemente sei sempre stata più avanti di me, chi portava i pantaloni in fondi eri tu…

Sei sempre una donna bellissima… può essere che io per tutti questi anni sia stato “innamorato” solamente di questo?

Oramai sono troppo stanco, scaccio tutte le domande che mi si vomitano nel cervello, sento senza ascoltare quello che dice il giudice… annuisco col capo, come a voler accelerare la sentenza.

“Da oggi siete legalmente separati”. Evviva.

Cosa si fa? Si festeggia? Si piange? Si scherza?

Io vi saluto tutti e me ne vado cercando di camminare più in fretta che posso senza correre.

Cosa faccio io? Io piango sotto gli occhiali da sole… vorrei un abbraccio dall’unica persona che non può darmelo e che me ne ha dati pochi in vita… mio padre… piango e cammino ed ogni bar diventa una scusa per un aperitivo o per una birra.

Sono sempre il solito “bambino” immaturo.

Adesso è davvero finita… rimane un figlio, un figlio che balla ed una vita passata a volerti bene.

Rimangono queste righe scritte con le lacrime, un po’ ubriaco, forse tanto, rimane un dolore che vorrei sapere se un giorno potrà smettere di fare male.

Vorrei un amico qui vicino a me… invece sono solo e le lacrime mischiate al dolore fanno troppo male.

Ho camminato sotto la pioggia sperando che l’acqua mi pulisse di tutto, ma non è bastato.

Sono sempre e solo un piccolo uomo che lotta per vivere.


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21 maggio 2007

Orgoglio di padre

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Ieri per la prima volta ho provato cosa vuol dire l'orgoglio paterno.
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Matteo ballava e mentre lo guardavo ballare ho sentito dentro di me crescere una sensazione forte, invadente, totalizzante: l'orgoglio di un padre che osserva il figlio fare qualcosa che ama.
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Contemporaneamente ho provato una forte invidia, l'invidia di non avere qualcosa per cui credere, soffrire, lottare.
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La luce che ho visto ieri nei suoi occhi rimarrà sempre dentro di me... una di quelle fotografie che niente potrà mai cancellare.
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Vai Matteo, vai con tutta la passione che puoi per la tua strada.
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10 maggio 2007

08 maggio 2007

Sensazioni fantastiche!

Domenica ho corso a Pavarolo una gara collinare di circa 8 km.
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Durante tutto il percorso ho provato delle sensazioni bellissime; era la mia giornata!
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Le gambe giravano da sole, sentivo che avevo sempre ancora un piccolo margine di energie in corpo.
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Correvo e mentre correvo la corsa, la fatica, la strada, il paesaggio ed io eravamo una cosa sola.
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Sentivo una forza ed una energia incredibile dentro di me, era quasi come se il corpo e la mente fossero un tutt'uno, come se mi trovassi su di un piano temporale diverso.
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Bellissimo, veramente bellissimo.

04 maggio 2007

4 maggio


Per me il 4 maggio è sempre un giorno particolare.

Il 4 maggio del 1949 cadeva a Superga l'aereo del grande Torino, morivano non solo dei calciatori, ma delle figure che aveva rappresentato tanto per l'Italia del dopoguerra.

Molto spesso il 4 maggio a Torino piove ed il cielo è plumbeo... proprio come tanti anni fa... forse la pioggia serve a confondere lacrime che a volte ancora escono...
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E' stupido provare questi sentimenti per una squadra di calcio? Può darsi, eppure succede, forse la passione è proprio questo.

Allego una poesia scritta qualche anno fa.


4 MAGGIO

A Lisbona le ultime grida gli applausi
ed il coro era sempre lo stesso
“olà Valentino, olà Capitano”
l’ultimo saluto dal finestrino
poi solo il motore col suo rollare
eccovi in aria ancora a volare
“ehi Riga non fare baccano!”
“Valerio ti sei fatto passare!”
“Come fa Virgilio già a dormire?”
e mentre seduto ti inizi a assopire
ti chiedi come fanno questi rottami
a stare nell’aria come gli uccelli.
Con gli occhi chiusi voli anche tu
il tempo che passa ti trova a sognare
riapri gli occhi le nubi e la pioggia
non ti fanno vedere luci o profili
tra poco Torino dovrebbe apparire
Ezio sorride il Gabe sonnecchia
la pioggia rimbalza sbattendo sui vetri
richiudi gli occhi e torni a sognare
la palla in porta è entrata volando
il cielo ti sembra diventare granata
un boato tremendo è il Fila che è esploso
è stato un istante l’ultimo scatto
e insieme con gli altri siete passati
dal mondo dei vivi al mondo dei “grandi”
nel cielo non piove è Torino che piange!

Torino, 28 gennaio 1999

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