04 aprile 2007

Parole ubriache

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Mari di fumo una volta nei locali.
Mari di voci che si parlano sopra, che si parlano sotto un martellare di musica che esce da casse appese che sembrano nascoste, inglobate nei muri.
Quale dio si affaccia a benedire ragazze e ragazzi che passavano, passano una serata tra birre e panini?
Ora sono i figli dei padri, forse è solo diversa la birra dal vino, ma le voglie, i pensieri, i sogni sono sempre gli stessi che si rincorrono da sempre e da sempre non riescono a prendersi.
Quale liquore chiuderà la serata? Ah, c’è sempre chi si rolla una canna e i gesti sono sempre gli stessi: la cartina che passa veloce dalle mani dei padri alle mani dei figli.
A questo tavolo c’è un uomo solo, un uomo solo che scrive sul suo taccuino, riempie righe nere su carta giallastra e tiene il capo chinato quasi a non perdere quello che traccia la mano.
E quest’uomo che scrive beve una birra, un’altra birra e ogni tanto alza la testa e guarda.
Guarda i figli dei padri che ridono felici e chiassosi perché per loro il futuro è futuro più bello che c’è.
E’ il luogo dove vanno a cadere i loro sogni.
E l’uomo che beve cerca con gli occhi suo figlio che beve un chupito, lo cerca, ma non lo trova perché non è li.
E in un attimo solo, in un battere d’occhi capisce che il passato non lo si cambia, il futuro non lo si conosce e la vita è tra il momento appena passato e quello che sta per venire. Ora è la vita.
Finisce di fretta la birra e va a camminare nell’aria notturna.
Una volta almeno si vedevano le stelle nel cielo, però certe sere son belli anche quattro lampioni.
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1 commento:

Anonimo ha detto...

Questa mattina storie laceranti, da cui si esce esausti,disorientati, delusi, arrabbiati, spersi... il bisogno di un appiglio per capire o per respirare un pò...ove regna la sfiducia in se stessi, nell'altro e ci si interroga incessantemente:perchè? perchè? Ma dove forse un lume di speranza è ancora accesso...